Una giornata lavorativa di 6 ore anziché 8.
E’ quello che stanno sperimentando centinaia di lavoratori svedesi di un dipartimento del governo di Götebor, nel tentativo di ridurre le assenze per malattie. I lavoratori continueranno a percepire lo stipendio pieno e le loro prestazioni verranno confrontate con i dipendenti ad orario normale.
Mats Pilhem – vice sindaco della città in quota di un partito di sinistra radicale e tra i promotori dell’iniziativa – scommette che la riduzione dell’orario di lavoro ridurrà drasticamente i permessi per malattia, consentendo tra l’altro ai lavoratori di godere una più robusta salute fisica e una migliore vivacità mentale.
Intervistato da The Local, Pilhem ha dichiarato: “Crediamo sia giunto il momento di mettere in pratica questa iniziativa nel nostro paese. Confronteremo le performance dei lavoratori ad orario ridotto con quelle dei dipendenti a orario standard e verificheremo gli effetti sia sulla loro salute che sulla produttività”. Il vice sindaco ha quindi raccontato che una fabbrica della città aveva già sperimentato la giornata lavorativa di sei ore “con risultati molto promettenti”.
Ovviamente l’idea non è andata giù a numerosi politici dell’opposizione secondo i quali la riduzione dell’orario di lavoro non sarebbe altro che un trucco a buon mercato per ottenere facili consensi in vista delle elezioni.
La replica di Pilhemnon si è fatta attendere: “Abbiamo lavorato a lungo su questo progetto, respingiamo le critiche di chi ci accusa di cercare consensi elettorali. Chi ce le fa è sempre stato contrario, per ragioni ideologiche, alla riduzione dell’orario di lavoro”.
L’idea della riduzione dell’orario di lavoro non è una prerogativa svedese, ma una battaglia delle forze di sinistra radicale in tutta Europa, Italia compresa.
Secondo diversi economisti, infatti, il motto “lavorare meno, lavorare tutti” in voga nel secolo scorso sarebbe più attuale che mai, in particolar modo in questa fase di crisi, con povertà e disoccupazione galoppanti.
Secondo l’economista e sindacalista Pierre Carniti, infatti, “il pregiudizio secondo cui la globalizzazione renderebbe impossibile ridurre gli orari di lavoro” andrebbe rifiutato. Carniti ha spesso ricordato che ai fini della competitività quel che conta è il costo per unità di prodotto.
Dunque non la lunghezza dell’orario settimanale ma la produttività oraria. In tal senso ridurre l’orario di lavoro, ripartendo la produzione tra i disoccupati, rappresenterebbe un’importante spinta per risolvere la crisi.
6 ore al giorno per essere più efficienti e in salute
Fonte: fanpage.it
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Molto interessante, Laura la foto che hai scelto e’ troppo forte, 😀 buon weekend cara, passalo al meglio, con tanto affetto, ❤ Laura.
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ma gli statali e chi lavora in municipio non stanno già lavorando 6 ore?
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I Paesi nordici sono anni luce lontani da noi. Qui non si fa attenzione alla qualità del lavoro, e nemmeno si rispettano tanto i lavoratori, bensì alla quantità. “Risparmiare” è la parola magica, ma non per tutti. La politica, infatti, ha dei costi scandalosi.
Buon we cara Laura. Un bacione
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ottima notizia, chissà se sarà mai applicabile da noi..
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